Anche noi traduttori freelance andiamo in ferie. Lo so, è da non crederci…
Come inviare una candidatura efficace via email
Secondo i dati raccolti da LifeWire alla fine dell’anno scorso, ogni giorno vengono inviati su Internet 269 miliardi di messaggi di posta elettronica.
Comunicazioni personali e di servizio, offerte pubblicitarie, aggiornamenti, newsletter e naturalmente un numero considerevole di candidature.
Oggi l’email è uno dei canali più sfruttati da tanti professionisti e rappresenta la maniera più veloce (ed economica) di raggiungere velocemente potenziali clienti in ogni parte del mondo.
Del resto è facilissimo, basta un clic
Ci scordiamo tuttavia che è facilissimo, certo, ma lo è per tutti, concorrenti compresi.
Come già dicevo nel post di qualche giorno fa, capita anche a me di ricevere numerose email di candidatura da parte di colleghi.
Ne tengo sempre conto, principalmente per due ragioni, tra loro strettamente correlate.
- rappresentano un’importante momento di confronto
- mi pongono nell’ottica del cliente
Vi spiego meglio.
Il confronto è una palestra importante
Non figuratevi un traduttore freelance come una persona chiusa in casa, sempre in pigiama, che macina ore e ore di lavoro davanti a un computer.
L’immagine di un traduttore freelance più corretta e aderente alla realtà è quella che si attribuirebbe a una qualsiasi altra azienda privata: un soggetto in costante movimento, che deve mantenersi aggiornato, stare attento a comprendere le trasformazioni del mercato, creare comunicazione, costruirsi una rete di fornitori/collaboratori e via discorrendo.
Va da sé che saper tradurre non basta.
Bisogna che qualcuno si dimostri interessato al servizio che si desidera offrire.
Di qui l’esigenza dell’autopromozione, della costante ricerca di clienti e del modo più efficace per attirare la loro attenzione.
In quest’ottica che vi ho descritto, capirete bene che ogni email di candidatura diventa per me prima di tutto un’occasione di confronto, perché io per prima sfrutto questo canale per presentarmi a potenziali clienti.
Il cliente sono io
Il motivo per cui un traduttore professionista mi scrive è perché sa che nel nostro settore collaborare è importante.
-> Se lavora con le stesse combinazioni linguistiche ed è specializzato nei miei settori di competenza, potrei rivolgermi a lui o lei se per esempio dovessi avere bisogno di una revisione.
-> Se lavora con combinazioni linguistiche diverse o in altri settori, potrei contattarlo/a in caso di richieste in quel senso da parte di uno dei miei clienti.
Quale che sia la ragione, si presenta come un fornitore di servizi a cui io potrei essere interessata.
Quindi io divento il cliente a cui si sta rivolgendo.
Come cliente, ho alcune esigenze.
Avete letto bene. Esigenze. Esigo qualcosa.
Talvolta queste mie esigenze le ho rese esplicite: ho risposto all’email di candidatura in questione spiegando nel dettaglio ciò che secondo me non rendeva il messaggio efficace.
Poi ho smesso. A nessuno piace inviare la propria candidatura per un lavoro e ritrovarsi con un elenco di consigli non richiesti.
Anzi, mi correggo: a qualcuno piace, ma è cosa rarissima.
Sta di fatto che comprendere le mie esigenze mi ha aiutato e mi aiuta a comprendere le esigenze delle persone a cui scrivo.
Non a caso tante aziende fanno a gara per profilare quanto più possibile la propria clientela. La profilazione è una delle prime regole del marketing: se conosci il tuo cliente, sei già a metà dell’opera.
Da parte mia, quando leggo la lettera di presentazione o il curriculum che mi sono stati inviati, mi domando sempre:
- Ho bisogno di questo servizio?
- Mi va di leggere questa email?
- La presentazione è convincente?
- Le informazioni più importanti saltano all’occhio?
- Manca qualcosa?
- Cosa funziona?
- Cosa mi ha incuriosito?
Essere clienti esigenti e porsi ogni tipo di domanda aiuta a mettersi nei panni dell’interlocutore, comprenderne i bisogni e, soprattutto, calibrare meglio il messaggio.
Vi faccio degli esempi proprio sulla base delle domande che ho indicato:
Ho bisogno di questo servizio?
Quale servizio? È ben evidenziato nell’oggetto dell’email?
Scrivere a un’agenzia di traduzioni o a un’azienda non è la stessa cosa. Un’agenzia di traduzioni, ad esempio, lavora nel settore, pertanto sa già cosa significa tradurre. I primi dati essenziali di cui ha bisogno sono combinazioni linguistiche e settori di competenza. Sono chiaramente indicati?
Mi va di leggere questa email?
Dipende. Quanto è lunga? È stato usato un font leggibile e della dimensione corretta? Le varie parti che la compongono sono suddivise in paragrafi ben distinti e chiari?
La presentazione è convincente?
Alcuni potrebbero considerarlo un aspetto soggettivo, a ragione. L’oggettività prende tuttavia il sopravvento quando penso a messaggi privi di forme di saluto, grammaticalmente poco curati o privi di attenzione alla forma.
Come vedete, ogni domanda genera altre domande e il risultato è, auspicabilmente, una comunicazione che nel tempo migliora.
Il clic che fa la differenza
Naturalmente non tutto dipende da noi: il destinatario del messaggio potrebbe non essere interessato a ciò che offriamo, essere oberato di lavoro e non avere il tempo neanche di darci mezza occhiata, o ancora trovarsi in un “momento no”.
Dal canto nostro, tuttavia, è importante continuare a prestare la massima cura a tutti gli aspetti che riguardano la nostra comunicazione.
Deve essere ben chiaro, insomma, che il clic che fa la differenza non è quello che ci permette di inviare con semplicità la nostra candidatura, ma quello dell’altra persona dall’altra parte dello schermo: il clic che distingue tra un’email aperta e una trasferita direttamente nel cestino.
Hai suggerimenti o idee a riguardo? L’articolo ti è piaciuto?
Sarò felicissima di leggere un tuo parere a riguardo, lasciami un commento!
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