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Intelligenza artificiale e nuove tecnologie: quale futuro per i traduttori?
La traduzione automatica sta facendo passi da gigante, è inutile negarlo.
Soprattutto dal 26 settembre 2016.
Quel giorno, infatti, Google Brain ha annunciato l’introduzione di un nuovo sistema di traduzione automatica basato sulle reti neurali che, secondo i test eseguiti, risultava in grado di ridurre gli errori di traduzione del 60% in media rispetto al sistema su base statistica usato in precedenza.
Da quella data in poi sviluppi analoghi sono stati annunciati anche da Systran, Microsoft, Facebook (con le reti neurali convoluzionali, addirittura più veloci), mentre Apple, Baidu e Amazon hanno iniziato a investire cospicue somme nell’intelligenza artificiale, tecnologia in grado di seguire un processo di apprendimento sulla base dei dati raccolti.
Così, mentre i risultati delle traduzioni sulle varie piattaforme nel tempo sono diventati sempre più precisi e puntuali, ci si domanda quale sia il limite di questa evoluzione.
La traduzione automatica non potrà mai sostituire un traduttore in carne e ossa
È davvero così?
In molti ritengono che lo scoglio insormontabile non possa che essere la sensibilità umana, difficilmente codificabile e dunque duplicabile da una macchina.
Eppure le nuove tecnologie sono state testate anche in ambiti che di sensibilità ne richiedono eccome, come quello musicale o figurativo.
I risultati? Piuttosto soddisfacenti.
Qualche mese fa, nell’ambito di Paratissima, manifestazione dedicata all’arte che si tiene ogni anno a Torino, uno stand ha invitato il pubblico a sottoporsi a un curioso test: bisognava distinguere tra le opere proposte quelle frutto di ingegno umano e quelle che erano invece state create da una macchina.
Operazione difficilissima, ve lo assicuro. Gli organizzatori spiegavano che in media la percentuale di correttezza delle risposte si attestava intorno al 60%.
E a novembre il primo quadro realizzato con l’intelligenza artificiale è stato battuto all’asta per 432mila dollari.
Ci sono quindi aspettative molto alte perché la cosiddetta sensibilità linguistica delle macchine raggiunga gli stessi livelli.
Perciò è lecito porsi alcune domande sulla professione del traduttore.
Ad esempio, quanto tempo ci vorrà prima che le macchine imparino a conseguire risultati validi con la traduzione di un brevetto, di un documento legale o persino di un romanzo?
Quale sarà il ruolo di un traduttore tra 5, 10, 15 anni…?
La PEMT, un servizio sempre più richiesto
Secondo le previsioni, entro il 2023 il mercato della traduzione automatica negli Stati Uniti raggiungerà i 2.275,7 milioni di dollari.
Una cifra ragguardevole.
Sono sempre di più infatti i fornitori di servizi che si affidano alla PEMT, ovvero la post-editing machine translation.
La PEMT prevede una prima traduzione del testo da parte di una macchina e una revisione del risultato così ottenuto da parte di un revisore umano.
In questo contesto, quindi, la componente umana non risulta affatto superflua. È anzi necessaria per il lavoro di fino che risulta ad ogni buon conto necessario.
Tuttavia, in virtù degli investimenti richiesti per questo tipo di procedimenti, gli attori coinvolti sono per lo più grandi colossi in grado di esercitare una notevole influenza sul mercato. Possono promettere ai propri clienti prezzi migliori e tempi di lavorazione più ristretti, ma questo a discapito della forza lavoro esterna con cui collaborano. I traduttori freelance, per l’appunto.
È inoltre probabile che nel tempo le richieste nel settore della traduzione possano mutare ulteriormente, sempre a favore di una formazione più mirata in ambito tecnologico.
Si riuscirà a tenere il passo?
Io credo che la necessità di un continuo rinnovamento nella nostra professione sia una costante, a prescindere da eventuali trasformazioni del mercato di riferimento.
Siamo già abituati, proprio in virtù del tipo di lavoro che svolgiamo, a non perdere mai di vista la nostra formazione e a curarla con doverosa costanza.
Bisogna essere consapevoli del fatto che questa attitudine ha un enorme valore e bisogna riconoscerla come risorsa.
È quest’ottica a rendermi fiduciosa e ottimista nei confronti dei prossimi sviluppi che ci aspettano.
Qual è la tua esperienza in merito?
Sarò felicissima di leggere un tuo parere, lasciami un commento!
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