>>> Questo articolo è tratto da “Aiuto! Chi me lo traduce?“, la guida gratuita…
Miniguida | Come scegliere un traduttore professionista?
>>> Questo articolo è tratto da “Aiuto! Chi me lo traduce?“, la guida gratuita e definitiva che ho creato pensando a chi ha bisogno di una traduzione ma non sa bene a chi rivolgersi. Scarica la guida completa a questo link.<<<
Come scegliere un traduttore professionista?
Solitamente un traduttore professionista si riconosce per il fatto che:
- traduce esclusivamente dalla lingua straniera nella/verso la propria lingua madre (con le dovute eccezioni);
- è un esperto e/o ha esperienza nel settore di riferimento.
Cosa significa tutto questo? Approfondiamo un po’.
Tradurre verso la lingua madre
Tradurre soltanto verso la propria lingua madre è una prassi radicata ma non sempre rispettata. Chi ne rimane più sorpreso sono i non addetti ai lavori, che la considerano una limitazione a loro avviso inspiegabile. Questo perché sono spesso convinti che la figura di un traduttore presupponga a priori la capacità di tradurre in tutte le lingue di lavoro senza esitazioni.
In quest’ottica, un traduttore italiano che lavora con l’inglese dovrebbe essere in grado di tradurre da e verso entrambe le lingue.
Eppure non è automatico. La padronanza di una lingua non garantisce la sensibilità linguistica di un madrelingua, né la stessa ricchezza lessicale o percezione culturale.
Un esempio? Un traduttore madrelingua italiano potrebbe non essere al corrente di tutte le diverse sfumature assunte da uno stesso termine in Italia e nella Svizzera italiana.
Altra considerazione da tenere a mente è il fatto che tradurre in una lingua diversa da quella nativa è un azzardo anche per il traduttore, che dovrà impiegare molti più sforzi e risorse per poter garantire al cliente un lavoro di qualità.
Certo, vi sono delle eccezioni.
È il caso di traduttori estremamente bravi che svolgono traduzioni verso l’altra lingua, magari servendosi del servizio di revisione da parte di un collega madrelingua.
Altri ancora, trasferitisi in un altro paese, si adattano così bene alla lingua adottiva da trasformarsi in veri e propri bilingui tardivi.
Conosco almeno un collega che rientra in quest’ultima categoria: pur di origine tedesca, si è trasferito in Italia per studiare ancora giovanissimo e da allora ne ha fatto la sua casa. Un paio di anni fa gli chiesi di occuparsi della traduzione di un contratto verso il tedesco per un mio cliente e rifiutò senza esitazione. La sua risposta? “Non potrei garantire una buona resa”. Ormai da anni traduce soltanto verso l’italiano.
Altri colleghi, pur vivendo all’estero, continuano invece a tradurre esclusivamente verso la propria lingua madre, attenti a mantenersi sempre aggiornati a livello linguistico.
… in caso di dubbi, valutate lo stile!
Alcuni testi richiedono particolare cura dello stile.
Se il documento che desiderate far tradurre rientra tra questi e avete modo di valutare la resa nella lingua di vostro interesse, può rivelarsi un’ottima buona idea chiedere al traduttore di mostrarvi alcuni dei suoi lavori, così da valutarne scorrevolezza e qualità.
Dovreste porvi domande come:
- la lettura scorre in modo fluido e comprensibile?
- vi sono espressioni che suonano poco naturali?
È vero che il traduttore agisce, o dovrebbe agire, come “autore invisibile”, ma la correttezza dello scritto è un elemento facilmente valutabile, se non altro dal punto di vista grammaticale.
Unico limite di cui tener conto è che molto spesso un traduttore potrebbe non potervi mostrare i propri lavori. A seconda del settore in cui opera, le sue traduzioni potrebbero essere coperte da clausole di riservatezza che è tenuto a rispettare.
Allora, come fare?
Con una traduzione di prova, ovvero ingaggiando il traduttore perché traduca una breve parte del testo, di modo da decidere se procedere con l’intero progetto dopo aver già saggiato un primo risultato.
In alternativa, potreste prendere visione del blog, dei canali social o del sito Internet del traduttore e valutare, se non una traduzione in sé, il modo in cui cura la lingua e l’espressione. Potrebbe rappresentare un buon metro di giudizio.
Esperienza nel settore
Trovare un traduttore disposto ad accettare qualsiasi tipo di testo, a meno che non sia agli inizi, potrebbe rivelarsi molto difficile.
All’università, quando ancora non sapevo né potevo immaginare che sarei diventata una traduttrice, il mio professore di antropologia politica ci aveva raccontato di come gli antropologi avessero tutti, invariabilmente, dei sogni iniziali che poi, negli anni, venivano “plasmati dalla vita”.
In concreto: aveva iniziato la sua carriera con l’aspirazione di lavorare come antropologo in Oceania ma, per le possibilità che gli erano state offerte, era finito a svolgere la propria attività in Africa.
Per certi versi, la stessa cosa può accadere anche ai traduttori.
A tal proposito, è bene accennare a una questione che ancora infiamma i forum e le bacheche frequentati dai colleghi: meglio scegliere un traduttore formatosi in una lingua straniera che si è successivamente specializzato in determinati settori oppure uno specialista di un settore (ingegneria, veterinaria, economia, ecc.) che ha in seguito approfondito la propria preparazione linguistica?
È ovvio che, nel caso di una persona che ha già una preparazione in un altro settore, la scelta della specializzazione non rappresenterà un problema. Diverso è il caso di chi invece completa i propri studi in ambito linguistico e decide di intraprendere la carriera di traduttore, per cui la scelta di una specializzazione potrebbe rivelarsi molto più complessa.
Farsi strada come professionista in un mercato specialistico richiede impegno, tanto studio e dedizione.
Soprattutto agli inizi, quando la terminologia è nuova, ogni incarico richiede molto più tempo di quanto necessario a un traduttore ormai esperto.
Allora facciamo un passo in più: immaginate di contattare un traduttore specializzato nel settore brevettuale per chiedergli di occuparsi della traduzione dei sottotitoli di un programma televisivo sulla decorazione di interni. Accetterebbe?
Difficilmente.
Vale quanto detto per la traduzione verso la propria lingua madre: accettare un lavoro che esula dalle proprie competenze è “un azzardo anche per il traduttore, che dovrà impiegare molti più sforzi e risorse per poter garantire al cliente un lavoro di qualità“.
La regolamentazione del settore
L’Italia è l’unico paese facente parte dell’Unione europea nel quale non viene ancora attribuito un riconoscimento formale alla figura professionale del traduttore.
Da valutare potrebbe essere l’iscrizione al Ruolo di perito ed esperto nella sottocategoria specifica per il settore Traduzione e interpretariato presso la Camera di commercio. Per tale iscrizione il traduttore deve produrre documenti che ne accertino l’esperienza e sostenere un esame specifico.
Vi sono inoltre numerose associazioni di categoria con un Codice deontologico per l’esercizio della professione. L’adesione è volontaria e di per sé non determina alcuna garanzia di capacità o competenza, salvo i casi in cui è previsto un esame a tal fine. Quelle che operano nel settore della traduzione, prevedono tale esame e figurano nell’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico (e che possono quindi rilasciare un “attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi prestati dagli associati”), sono l’A.I.T.I. e l’A.N.I.T.I.
>>> Questo articolo è tratto da “Aiuto! Chi me lo traduce?“, la guida gratuita e definitiva che ho creato pensando a chi ha bisogno di una traduzione ma non sa bene a chi rivolgersi. Scarica la guida completa a questo link.<<<
Comments (0)