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5 consigli per traduttori alle prime armi

Una manciata di giorni fa, alle prime luci del mattino, scartabellavo le ultime novità su LinkedIn e sono incappata nel post di un traduttore alle prime armi che raccontava la sua esperienza con due agenzie di traduzione.

Era un post un po’ amaro e rabbiosamente rassegnato circa le condizioni del mercato della traduzione e le possibilità reali che ci sono oggigiorno per poter vivere del nostro mestiere.

Ciò che il collega ha scritto mi ha punta sul vivo per due ragioni:

  • ho vissuto anche io le tante angosce e insicurezze degli inizi, perciò mi sono sentita molto vicina al suo vissuto, eppure…
  • non amo affatto la narrazione che seguiva, secondo cui “se io non riesco a raggiungere un determinato risultato, allora significa che è il contesto a non permettermelo”.

Ho sperimentato, insomma, quel che si chiama un insieme di emozioni contrastanti.

Come dicevo, neanche io ho vissuto tanto serenamente gli esordi della mia carriera come traduttrice: ogni volta che intercorreva anche solo una giornata da un lavoro all’altro entravo in crisi mistica e rimuginavo sulla necessità di dedicarmi a tutt’altro. La prima volta che ho ricevuto un riscontro negativo? Apriti cielo! Credo di aver passato almeno due settimane piene a disperarmi.

Bene, ma poi…?

Poi ho iniziato a chiedermi perché.

L’importanza del perché

Il perché è fondamentale.

Perché ho commesso quell’errore?
Perché la mia candidatura non è andata a buon fine?
Per quale ragione quel cliente è rimasto soddisfatto e l’altro no?

Anche quando ho iniziato io, tantissimi colleghi già sostenevano che il mercato della traduzione era ormai in rovina. Col tempo però mi sono accorta che era questione di prospettiva e di intraprendenza (ma ne parlo più avanti). Nel frattempo sono trascorsi dieci anni e continuo a lavorare nel settore della traduzione. Come me e persino meglio, vedo proseguire nell’attività tantissimi colleghi.

“Voi avete iniziato prima”, potrebbe ribattere qualcuno, ma senza convincermi: nonostante l’esperienza di qualche anno di lavoro alle spalle, i clienti continuano ad andare e venire come sempre, bisogna continuare a cercarne con costanza.

Allora qual è il segreto?

Non ci sono segreti, solo un cambio di atteggiamento che può aiutarti tantissimo e che consiste nel domandarti sempre perché come:

  • il perché ti spinge a comprendere il motivo per il quale ciò che stai facendo non sta dando i risultati che vorresti (riflettici: se il tuo metodo di ricerca non è efficace, ripeterlo allo stesso modo all’infinito difficilmente ti darà esiti diversi);
  • il come invece ti invita a cercare modalità alternative: come presentarsi in maniera differente? Come lavorare meglio? E ancora, come mettere in risalto le proprie competenze?

Quindi quali consigli ho dato al collega?

Su due piedi, gli ho consigliato di:

  • Ampliare la sua rete su LinkedIn
  • Lasciar perdere le offerte di lavoro che partono da un compenso troppo basso
  • Rivedere e personalizzare la sua presentazione
  • Rispondere ai clienti in maniera tempestiva
  • Continuare a specializzarsi

Sono 5 consigli molto specifici rispetto alla sua situazione, ma credo si possano declinare in modo più ampio per diventare “5 consigli per traduttori alle prime armi”. Vediamo se ho ragione.

1. Ampliare la rete di contatti su LinkedIn

Ampliare la rete di contatti su LinkedIn

Due parole: presenza online.

Se non sei il tipo da avere un sito, un blog o magari un canale YouTube, non credo ci sia nemmeno bisogno di sforzarti in tal senso anche perché, come tutto ciò che viene fatto per forza, sarebbe controproducente (ed è ciò che ribadisco anche in “8 modi per far decollare la tua carriera come traduttore”).

Tuttavia, LinkedIn è il social privilegiato per creare una rete di lavoro e, se non hai altri canali o piattaforme in rete, diventa il tuo unico biglietto da visita online.

Questo vuol dire che, per fare una buona prima impressione, curare il tuo profilo su LinkedIn non è facoltativo ma d’obbligo. Come fare? Ad esempio caricando una foto professionale, impegnandoti a creare una rete composta da minimo 501 contatti, di modo che LinkedIn smetta di indicare il numero esatto o, ancora, compilando tutte le sezioni in modo esauriente e completo.

Se vuoi anche maggiori probabilità di essere trovato da potenziali clienti, devi spingerti un po’ oltre e cominciare, per esempio, a usare le parole chiave in modo strategico (sì, vale anche in questo contesto) o a creare contenuti con costanza…

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Cerca di considerare il tuo profilo con occhi estranei e poniti queste domande: trovi che sia esauriente o manca qualche dettaglio che potrebbe descriverti meglio? Che effetto potrebbe avere agli occhi di un potenziale cliente? Ci sarebbe modo di migliorarlo?

2. Lasciar perdere offerte con un compenso troppo basso

Ti sei mai chiesto qual è il tuo cliente ideale?

Se rispondi ad annunci che propongono incarichi con un compenso troppo basso e non sei soddisfatto delle eventuali collaborazioni che ne conseguono è anche un po’ colpa tua… è brutto se lo dico?

Non credo che chi accetta tariffe basse “rovini il mercato”, come sono in molti a sostenere, perché il mercato della traduzione non è un’entità unica che può essere “rovinata”: è segmentato e varia tantissimo a seconda del settore, del paese, e via discorrendo. Varia soprattutto per noi traduttori freelance, che abbiamo la possibilità e fortuna di poterci confrontare con più mercati di traduzione in tutto il mondo.

Se desideri compensi più alti, sta a te ingegnarti e trovare il modo di lavorare in un settore e instaurare collaborazioni che rispondano a questa tua esigenza.

3. Rivedere e personalizzare la propria presentazione

Rivedere la tua presentazione e personalizzarla di volta in volta a seconda della persona a cui la stai sottoponendo può fare una differenza enorme.

Una volta, durante un discorso rispetto ai vari modi con cui si potevano cercare clienti, un collega mi disse di aver inviato il curriculum a tutte le aziende e agenzie di traduzione presenti sulle Pagine Gialle (parliamo di preistoria, vero?…) senza aver ottenuto alcun risultato.

Secondo lui, questo provava che non c’era modo di trovare lavoro.

Secondo me, questo provava che quello non era il modo giusto di cercarlo.

Aveva faticato tanto per inviare tutte quelle presentazioni, è vero, ma l’assenza di risultati dimostrava che tutta quella fatica era stata incanalata nello sforzo sbagliato. Siamo abituati a pensare che a tanto sforzo debbano corrispondere altrettanti risultati; se questi non arrivano, la fatica in un qualche modo ci giustifica, e la colpa ricade sull’andamento del mercato, sulla crisi, sul collega che chiede di meno.

E se invece la colpa fosse della nostra prospettiva?

Negli anni, ad esempio, ho imparato che è meglio inviare una lettera di presentazione molto, molto mirata, piuttosto che 50 tutte uguali. Lo sforzo è inferiore, è vero, ma non per questo non va bene. Lo sforzo è soltanto stato sostituito da grande attenzione e cura del particolare.

Il punto cruciale tuttavia è un altro ed è ciò che ho sottolineato anche prima: se i risultati attesi non ti soddisfano, devi cercare di capire perchè e come fare meglio, quindi ripensare tutto da principio e procedere per prove e per errori.

4. Rispondere ai clienti in maniera tempestiva

Rispondere ai colleghi in maniera tempestivaIl collega scriveva di aver risposto a due email di lavoro per un potenziale incarico di traduzione rispettivamente 3 giorni e 24 ore dopo.

Sono solo io a considerarlo un lasso di tempo troppo generoso?

Rispondere in modo tempestivo, sia in caso di accettazione che di rifiuto di un incarico, è secondo me non solo espressione di professionalità, ma anche e soprattutto un atto di gentilezza e rispetto nei confronti della persona che ci ha inviato la richiesta, che potrebbe rimanere in attesa di un nostro riscontro prima di proporre eventualmente la traduzione ad altri.

Sul ricevere richieste, nello specifico “richieste fuori orario”, ho anche scritto un post tempo fa (“Quando il traduttore freelance riceve richieste fuori orario”).

5. Continuare a specializzarsi

Continuare a studiare e a specializzarsi è un grande imperativo da cui non si scappa e che si lega anche al discorso delle tariffe, visto che il livello di preparazione è una delle possibili leve su cui giocare per negoziare un compenso più alto.

Nei periodi in cui il flusso di lavoro è più esiguo, studiare è senza dubbio un’ottima opzione per poter dare ancora più valore al proprio profilo. Tuttavia, non vale solo in quelle circostanze: anche quando il lavoro arriva in modo costante è infatti importante ritagliarsi sempre del tempo da dedicare alla propria formazione. Non ha importanza se decidi di formarti in profondità o ampiezza (riprendendo il discorso del profilo a T): ciò che è vitale, come professionista, è tracciare un tuo percorso che possa conferire ancora più peso e sostanza al tuo bagaglio di esperienza.


Sono certa che ci siano molti altri consigli e spunti validi su cui riflettere ma, nel contesto a cui oggi mi riferivo, questi sono quelli che secondo me avevano più valore.

Li condividi? Scrivimi nei commenti cosa ne pensi!

Comments (9)

  1. Buongiorno Alice,

    sono assolutamente d’accordo con quanto ha scritto.
    Un dettaglio fondamentale è la tempestività nelle risposte, proprio perché espressione di professionalità e gentilezza, senza nulla togliere agli atri punti. Credo che questo aspetto sia troppo sottovalutato.

    Monica Zanetti

    1. Buongiorno Monica,
      grazie mille per il riscontro. Sì, è così, molto spesso si sottovaluta quanto sia importante far percepire la propria professionalità anche attraverso dettagli di questo tipo.

  2. Grazie per queste perle! Non avevo pensato che il mercato non è uno ma molteplici.
    In quanto al cambio di prospettiva è fondamentale per evolvere e non affossarsi, condivido pienamente
    Dalia

  3. Buonasera Alice,
    Sono ancora all’inizio come traduttrice (IT/JP come vedi dal mio nome) e sono in una fase un po’ scoraggiata nella ricerca di agenzie o clienti. Leggere questo articolo mi ha dato tanta forza e tanti stimoli per affrontare questo periodo. Grazie davvero e domani metto in pratica subito i preziosi consigli.
    Madoka

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